7 Il negro Because
Viaggiare nei treni di notte non significa più nulla. Ti
siedi e aspetti. Aspetti di dormire soprattutto, o qualsiasi altra cosa, tanto
non arriva. Arriva (accade che arrivi) il negro Because. Cioè arrivò quella
volta. Se ne stava seduto sullo strapuntino, tranquillone, seco una borsa da
ginnastica parallelepipeda, un pò tarchiato, più che altro largo (non tanto
schiacciato quanto proprio largo), anche la faccia, larga, schiacciata sul
palmo. In abito di non eccelsa apparenza. Sullo strapuntino, con tutti gli
scompartimenti vuoti; avrà i suoi motivi. Avrà avuto i suoi motivi prima, dopo
non più, dopo che in effetti entra in uno scompartimento. Il mio. Entra con lui
(prima? poco dopo? concomita, in ogni caso) un puzzo fetente di vino
Tavernello. Non potente, puzzo lieve, neppure così ingrato. Non buono, questo
no. Breve conversazione polidiomatica onde stabilire la lingua ufficiale:
inglese. L’inglese va saputo, segue spiegazione in inglese del perché,
incomprensibile a chiunque tranne eventualmente (eventually) al negro Because.
Because l’inglese è pessimo. Risposta vaga, adattabile all’affermazione
qualsiasi essa fosse, se era, o forse era una domanda, e appunto alla domanda
risponde, per quanto vagamente. Confronto dialettico distratto, senza
particolare ansia di confutare l’avversario. Dove abiti, cosa fai, fa
l’informatico, dice, ma dice poco convinto, poco convince, né del resto pare
importargli troppo, hai figli, hai marito, io cerco una fidanzata, in inglese:
I needs a girlfriend, because (coordinante causale) I have a very big cock. A very long penis (riformulazione
dell’asserto in linguaggio tecnico). Tentativo di piazzare la merce, puramente
dialettico, il tentativo. Pressante ma dialettico, ed è già qualcosa. Non che
le ragioni contra lo convincano, non
che convincano, in assoluto, le controargomentazioni a sostegno, strutturate in
forma di lievissima variatio, forse solo nell’inflessione della voce, o
nell’espressione del volto largo, dell’iniziale argomento dimensionale. O
quantitativo. Pare che datasi la quantità l’aspetto qualitativo della faccenda sia
anzi trascurabile. Parbleu.
Ahahah, sui mezzi pubblici si incontrano spesso personaggi particolari ma, quanto a stranezza, forse questo è imbattibile.
RispondiEliminaQuesta scena è divertentissima (da leggere, intendo, non da vivere), specialmente per il contrasto tra la banalità del fatto in sé e il modo in cui lo racconta. Il contenuto delle parentesi , poi, è a dir poco esilarante.
Questi “Tarocchi truccati” promettono bene (anche il primo…certo l’argomento è diverso, ma non risulta lagnoso).
Quanti Tarocchi ci sono in tutto?
RispondiEliminaVuole una risposta sincera? Vuole davvero sapere che non ce n'è quasi nessuno? Ce ne sono uno o due o tre finiti. Ma uno è lagnoso e autoreferenziale (L'imminenza). Uno è tristissimo (il Cuculo). Uno è di quattro righe (la Lettera). Poi ce ne sono dei pezzi (non molti) sparsi nei miei quaderni a quadretti, dove però quiescono. Poi ce ne sono dei pezzi (molti moltissimi) sparsi nel mio cranio, dove però devono fare i conti con le n cose serie che mi accade di fare per vivere. Ora per esempio il Ligustro stava avendo la meglio su certi scritti matematici deteriori che mi tocca di compitare, ma è stato sopraffatto, nell'ordine, dallo Gnomone (che però, a pensarci, lo facciamo diventare anche lui un tarocco), dall'hopoteon, e dal water management. Veda un po' lei…
RispondiEliminaCerto, sincera, l'unico tipo di risposta per cui vale la pena chiedere. Comunque non intendevo distoglierla dagli scritti matematici e dalle cose serie.
RispondiEliminaMa io mi son distolta volentieri. E poi anche questa roba dei Tarocchi è seria. Almeno per me. Almeno per me, anzi, è più seria di quell'altra.
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