2. Il Ligustro
I bambini di ciò ritenuti meritevoli riceveranno in dono 1
violetta. Una violetta ad un bambino, una volta la settimana. Sia pure una
volta al giorno, che fa sei violette a settimana, per sei bambini. Che fa sì
che, siano trenta, siano le probabilità uniformemente distribuite (falso), tra
due violette stanno cinque settimane. Le violette sono cattivissime, ad essere
onesti. Ad essere bambini sono buonissime: zucchero, colorante viola, aroma
artificiale di profumo di violetta. Solo la maestra attinge al mondo iperuranio
delle violette. Il bambino entra in contatto col mondo iperuranio delle
violette per via mediata, quando la maestra lo ritenga meritevole di ciò, più o
meno ogni cinque settimane. Il bambino non entra in contatto diretto col mondo
iperuranio delle violette.
I bambini vanno in vacanza due
settimane all’anno, in giugno che costa meno, ad Arenzano che già costa poco. I
bambini non quantificano, vanno al mare, e il mare ad Arenzano a giugno è
bellissimo. Anche se ad essere onesti è bruttissimo. Ma da bambino è
bellissimo: sabbia di sassi, cabine a strisce verdi e bianche, e il Profumo
Fortissimo. Il bambino attinge al mondo marino del mare enosigeo una volta
all’anno, per via mediata, attraverso il mare piscioso di Arenzano a giugno.
Questo una volta ogni undici mesi. Nel rimanente cerca di riformulare nel naso
il Profumo Fortissimo, talvolta riuscendovi, più spesso no; e anche gli sembra
ma è altro. Difficile comunicare, impossibile illustrare, financo ostendere:
lavanda – i grandi pensano di sapere sempre – ma lavanda non è: lavanda è
quella dei sotterranei del santuario, col presepe semovente di ceramica, e i
venditori di cactus nani. In ogni caso deve venire da una pianta, assicurano i
grandi, ma i grandi sono spietati: per pietà si pazienta, ma la pietà loro non
la sanno, e così verrà anche il giorno in cui ti diranno che il chinotto è un
frutto. No, il chinotto è un gusto. No, è un frutto: ascolta la mamma: vedi,
somiglia all’arancio, solo è più piccolo, … no! no! noooo! io mi tappo le
orecchie e il chinotto non è un frutto. Il chinotto è un gusto. E il Profumo
Fortissimo è un profumo. Non una pianta.
Però invece il chinotto è un
frutto, e un giorno da grande stavo andando a correre, su per una scala di
sasso, in un altro mare, e c’era il Profumo Fortissimo, che veniva
incontrovertibilmente da una pianta. I grandi sono spietati, anche con sé
stessi: il Profumo Fortissimo è il profumo del ligustro: vedi, somiglia al
pitosforo, ma… no! no! noooo! io mi tappo le orecchie e il ligustro non è una
pianta… Ah no? Non è una pianta? Allora è un animale: vedi, un animale grande
grandissimo, loricato, alato, caudato, ocra, spietato, con sottilissimi denti:
vedi, somiglia allo pterodattilo, solo è più grande… vedi: prima di tutto
morsica forte il coccodrillo a fiori Camillo, che essendo di gomma gonfiabile
deflagra, indi lo tritura, e ne sparpaglia i resti su tutta la regione, come
l’ombita. Poi, con residui fiorati ancora tra i denti, si reca al santuario del
bambino di Praga – che poi è lo stesso che il bambingesù, che è lo stesso di
Gesù bambino, che è lo stesso di Gesù da grande, solo più piccolo – e caca nel
presepe semovente. Poi finalmente mangia. In successione: il Baciccia, il cane
del Baciccia, il nonno, la nonna e la zia Clara; poi le acciughe sotto sale nei
vasi di vetro sotto il lavandino di ciniglia – di graniglia – e le lumache da
corsa. I bagnanti e i bagnini: il bagnino bruno colla mamma del Carlandrea
nella cabina a strisce bianca e verde, e poi il bagnino biondo col flipper e la
sigaretta e la cingomma (insieme, che da bambino significa il diavolo). Poi i
cactus nani, il gelato fiordifragola, la pizza bianca e la sabbia nella pizza
bianca… e poi le violette…
“No! no! nooooo! le violette no…” – “Non piangere, bambino,
che tanto le violette si comprano dal droghiere: vedi, un intiero sacchetto, tu
dai al droghiere il soldino e lui ti dà le violette: somigliano precise alle
altre caramelle, solo un po’ più nauseabonde…”