giovedì 5 giugno 2014

Tarocchi Truccati 2 (Il Ligustro)

2. Il Ligustro

I bambini di ciò ritenuti meritevoli riceveranno in dono 1 violetta. Una violetta ad un bambino, una volta la settimana. Sia pure una volta al giorno, che fa sei violette a settimana, per sei bambini. Che fa sì che, siano trenta, siano le probabilità uniformemente distribuite (falso), tra due violette stanno cinque settimane. Le violette sono cattivissime, ad essere onesti. Ad essere bambini sono buonissime: zucchero, colorante viola, aroma artificiale di profumo di violetta. Solo la maestra attinge al mondo iperuranio delle violette. Il bambino entra in contatto col mondo iperuranio delle violette per via mediata, quando la maestra lo ritenga meritevole di ciò, più o meno ogni cinque settimane. Il bambino non entra in contatto diretto col mondo iperuranio delle violette.
I bambini vanno in vacanza due settimane all’anno, in giugno che costa meno, ad Arenzano che già costa poco. I bambini non quantificano, vanno al mare, e il mare ad Arenzano a giugno è bellissimo. Anche se ad essere onesti è bruttissimo. Ma da bambino è bellissimo: sabbia di sassi, cabine a strisce verdi e bianche, e il Profumo Fortissimo. Il bambino attinge al mondo marino del mare enosigeo una volta all’anno, per via mediata, attraverso il mare piscioso di Arenzano a giugno. Questo una volta ogni undici mesi. Nel rimanente cerca di riformulare nel naso il Profumo Fortissimo, talvolta riuscendovi, più spesso no; e anche gli sembra ma è altro. Difficile comunicare, impossibile illustrare, financo ostendere: lavanda – i grandi pensano di sapere sempre – ma lavanda non è: lavanda è quella dei sotterranei del santuario, col presepe semovente di ceramica, e i venditori di cactus nani. In ogni caso deve venire da una pianta, assicurano i grandi, ma i grandi sono spietati: per pietà si pazienta, ma la pietà loro non la sanno, e così verrà anche il giorno in cui ti diranno che il chinotto è un frutto. No, il chinotto è un gusto. No, è un frutto: ascolta la mamma: vedi, somiglia all’arancio, solo è più piccolo, … no! no! noooo! io mi tappo le orecchie e il chinotto non è un frutto. Il chinotto è un gusto. E il Profumo Fortissimo è un profumo. Non una pianta.
Però invece il chinotto è un frutto, e un giorno da grande stavo andando a correre, su per una scala di sasso, in un altro mare, e c’era il Profumo Fortissimo, che veniva incontrovertibilmente da una pianta. I grandi sono spietati, anche con sé stessi: il Profumo Fortissimo è il profumo del ligustro: vedi, somiglia al pitosforo, ma… no! no! noooo! io mi tappo le orecchie e il ligustro non è una pianta… Ah no? Non è una pianta? Allora è un animale: vedi, un animale grande grandissimo, loricato, alato, caudato, ocra, spietato, con sottilissimi denti: vedi, somiglia allo pterodattilo, solo è più grande… vedi: prima di tutto morsica forte il coccodrillo a fiori Camillo, che essendo di gomma gonfiabile deflagra, indi lo tritura, e ne sparpaglia i resti su tutta la regione, come l’ombita. Poi, con residui fiorati ancora tra i denti, si reca al santuario del bambino di Praga – che poi è lo stesso che il bambingesù, che è lo stesso di Gesù bambino, che è lo stesso di Gesù da grande, solo più piccolo – e caca nel presepe semovente. Poi finalmente mangia. In successione: il Baciccia, il cane del Baciccia, il nonno, la nonna e la zia Clara; poi le acciughe sotto sale nei vasi di vetro sotto il lavandino di ciniglia – di graniglia – e le lumache da corsa. I bagnanti e i bagnini: il bagnino bruno colla mamma del Carlandrea nella cabina a strisce bianca e verde, e poi il bagnino biondo col flipper e la sigaretta e la cingomma (insieme, che da bambino significa il diavolo). Poi i cactus nani, il gelato fiordifragola, la pizza bianca e la sabbia nella pizza bianca… e poi le violette…

“No! no! nooooo! le violette no…” – “Non piangere, bambino, che tanto le violette si comprano dal droghiere: vedi, un intiero sacchetto, tu dai al droghiere il soldino e lui ti dà le violette: somigliano precise alle altre caramelle, solo un po’ più nauseabonde…”

9 commenti:

  1. Originale e profondo: semplicemente senza parole.

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  2. Vorrei chiedere una cosa. Non riguarda però questo racconto, o meglio, riguarda anche questo ma non in particolare, solo se considerato assieme agli altri.
    Non si tratta di un complimento ma nemmeno di una critica eccessivamente dura, almeno nell'intenzione. Posso chiedere, dunque?

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  3. Certo che può. E anche se fosse dura, potrebbe uguale.

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  4. Perché il Ligustro-animale deve proprio fare i suoi bisogni sul presepe?
    In "Forse per giuoco" si capisce perché il musico urina sulla statua, l'intera trama di "Kaloskagathos" - bizzarro davvero - si basa sull'azione (non conclusa) di evacuare, nessun dubbio quindi sul motivo della presenza di numerosi termini del campo semantico delle feci...ma, ad esempio, in Basso Ostinato (racconto bellissimo, tra l'altro) perché ha scritto che i bambini "si cacano addosso"? Cioè, è evidente che i bambini piccoli lo fanno, ovvio, ma a che scopo specificarlo?
    Queste parti, lette singolarmente, possono essere un espediente per cambiare rapidamente il tono del racconto, per spiazzare il lettore...e infatti ci riescono benissimo, all'inizio, ma poi si nota che sono quasi una costante nei racconti.
    Probabilmente il motivo è più che valido, magari è pure evidente (nel qual caso sto facendo una figuraccia, non isolata, tra l'altro), però mi sfugge. .
    Non consideri questo commento come una critica troppo sgradevole. Non è assolutamente una domanda da benpensante e non è dovuta nemmeno a "pudicizia da sacrestano". O forse, onestamente, un pochino (poco poco, però) a quella sì, non necessariamente da sacrestano, comunque, e soprattutto non solo: se il motivo fosse questo avrei semplicemente smesso di leggere (cosa difficilissima visto che i suoi racconti sono molto belli). Sul serio, chiedo solo per capire.

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  5. Mah, è una domanda lecita, a pensarci. Solo che non ci avevo mai pensato. Voglio dire, ora che me lo fa notare lo noto. E posso anche immaginare che ci sia un motivo, nel qual caso si tratta ovviamente di un qualche cosa di non voluto. O quanto meno di non percepito (da me) all'atto dello scrivere.
    A parte ovviamente Kaloskagathos, dove però la trama non è mia, né tantomeno il vocabolario, visto che l'esempio sta in Aristotele, e a lui e ai suoi dotti commentatori son dovuti tutti i termini chiamati in causa. A parte il letame di De Andrè.
    Immagino sia una questione di comodità: come lei osserva è in fondo il modo più immediato di cambiare registro, o almeno quello che viene in automatico, visto che in merito all'alternativa, penso al registro del sesso, uno s'immagina una certa pudicizia, da parte del lettore. Non avevo tenuto in conto la pudicizia in questo contesto. Perché? Boh. Potremmo aprire la discussione a qualche altro lettore, io sono disposta a intervenire sul testo. Almeno in questo caso, del resto, la frase non è essenziale. Posso provare a cambiarla
    (magari non subito, ci penso un poco), poi metto la versione alternativa.

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  6. Ma no, non deve cambiare il testo per un commento (e nemmeno per più d'uno): gli scrittori scrivono e i lettori leggono! In realtà, a pensarci bene, non aveva nemmeno motivo di chiedersi cosa avrebbe potuto pensare il lettore: non è un argomento di cui non si possa scrivere. La mia era solamente una curiosità. Però non penso che ci siano solo due alternative per cambiare registro: la frase sul gatto arancione in "Divagazione" era simpatica...e non apparteneva a nessuno dei due ambiti.

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  7. Non per cambiarlo, per farlo precipitare. Questo intendevo. A parte che non so se ha presente i primi film di Ciprì e Maresco (e con ciò ci stiamo spingendo ben oltre il dato del mio racconto; esorbitiamo il referto locale per incignare il cronotopo, scriveva più o meno così, una volta, Contini a Pizzuto (l'escremento e però anche Pizzuto: se ci pensa i temi costanti sono due, non uno)). Se non li ha presente, non posso spiegare. È una specie di basso continuo che pesta costantemente nella merda e però, anzi proprio perciò, accenna al sublime. Accenna, come l'oracolo, ma potentissimamente. Ed è pure straziante. E tristissimo, per quanto (in quanto?) orrendamente blasfemo. Tipo l'Edipus di Testori. Quelle cose che ti cambiano per sempre.

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  8. Illuminante: ora ho colto il senso. Dopo questa spiegazione la domanda risulta sciocca...

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  9. No, invece era una domanda che aveva un senso. Del resto uno decide di scrivere qui, in un posto dove spera che qualcuno lo legga, invece che nei suoi quadernini a quadretti, anche per sapere cosa quel qualcuno pensa. E gli è dunque grato quando costui manifesta i suoi pensieri. Ma anche i dubbi. Ma anche qualsiasi cosa d'altro gli venga in mente.

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