Il Movimento fermo
“Ma siete in buoni rapporti, con la Marta? Abbiamo questo
cruccio, che non vi odiate... non ci odiamo!” Pensava tenerezza d’animo, lei, qualche
residuo di affetto. Ahahahahah. Temevano, loro, anzi no forse erano
semplicemente terrorizzati dal fatto che gli estorcesse, lei a lui, denari
molti, e case, e terre, e gioie: crisopazii. Lapis Lazuli. Come risarcimento
danni morali, che avevano sentito basta un avvocato consenziente, se donna
meglio, che consenzia di certo. Ahahahahah.
— Cosa c’entra questo con i ripple marks?
— Nulla. Le pare? Cosa sono i ripple marks?
— Forme di fondo
— Figure di fuochi?
— Perché mai?
— Non so, mi veniva così. Questo inutile avere dolore.
Comunque lo so cosa sono. Sono andata a cercare: in fondo sono ossimori. Forme
di ossimori (di fondo). Movimenti fermi: non avevo mai pensato che si dessero
altrove dalle figure di pensiero, e invece qui mi dicono che stanno nella
sabbia. Cioè era sabbia, per giunta. Ora è tipo calcestruzzo (anche il calcestruzzo
è una figura retorica). Un blocco di movimento. Non però come quei tizi che si arrestano
mentre stanno facendo una cosa, per quanto complessa. Quelli che stanno andando
per la crosta artica e vengono sorpresi dalla tormenta. Come il raggio della
morte di Zagor (sto dicendo dei nomi a caso). Come l’orologio di Milano fa tic
tac. No, non è il congelamento della singola azione, che sono buoni tutti. È il
congelamento dell’iterazione stessa. Come a dire che uno non solo smette di
fare, ma smette di continuare a fare. È strepitoso. Una volta ci scrissi anche
un articolo, che giustamente mi rifiutarono. Ma era bello: trattava del fatto
che il motore immobile è una caviglia, in fondo: come se lei interpretasse il
suo proprio stato di triangolo perpetuo come una ripetuta azione di essere un
triangolo. Nell’ipotesi ovviamente che lei sia un triangolo. È sempre la
medesima storia. Nox est perpetua una dormienda.
— Bello, ma non è che ha scritto anche altro, roba più
eventualmente monetizzabile, storie d’amore, racconti, guerre, viaggi, temi
sociali, didassi culinaria?
— Una volta scrissi un libro, cioè lo sto ancora scrivendo,
perpetuamente lo scrivo, e vanamente. Ma è bello, tratta del fatto che Hercule
Savinien (de Cyrano de Bergerac (totum ut te faciant, Cyrane, nasum)) e
Alessandro Magno sono la stessa persona. La storia è piena di indizi e di
evidenze, e nessuno se n’è mai avveduto. Ciò mi ha sempre dato da pensare. A
lei no? Prenda già solo il rapporto che intrattengono coi rispettivi
precettori, per non dire dell’omosessualità latente. O comunque non così
espressa. E gli occhi. E poi lei conosce molti altri che siano stati sulla
luna?
— Astolfo.
— Astolfo è un personaggio inventato. Loro sono veri.
— Ma non sono stati veramente sulla luna.
— Questo lo dice lei. Prenda Leone l’Arciprete, prenda il
resoconto di Hercule, scritto da lui medesimo: ci è andato con un razzo. Si è
pure accorto di quando è uscito dalla sfera d’azione della terra, e di quando è
entrato in quella della luna. Più piccina quest’ultima sfera, e dice
correttamente. E poi hanno visto il paradiso terrestre. Elia. Santi martiri
demoni scimmie fontane e alberi miracolosi. I racconti praticamente coincidono.
Come quelli che vengono rapiti dagli alieni e portati in una stanza: li sedano
e poi mettono loro delle robe nel naso, onde estrarne l’anima. Ché essi, i
marziani, non ce l’hanno, come lei ben sa. Gli umani sì, taluni. I marziani
allora li identificano, li rapiscono, ne suggono lo spirito e lo introducono
surrettiziamente in un corpo alieno (alieno in senso stretto). Ovviamente di lì
a poco, diciamo un quarto d’ora, l’anima si avvede d’essere in luogo ostile, e
in quanto anima migrante fa ritorno al suo luogo proprio. Lei comprende che a
forza di quarti d’ora ce ne vuole, a mettere insieme un qualcosa di
ragionevole. Quindi rapiscono molti umani. Bene, tutti costoro, interrogati
dalla polizia, descrivono lo stesso luogo, arredamento preciso identico, ha
presente quello di Star Trek? Ecco, uguale preciso: come spiega lei la coincidenza
di migliaia di migliaia di racconti? E gli alieni pure, o sono piccoli e verdi
con gli occhioni e le braccia lunghe lunghe, oppure alti e grigi, tipo una mantide.
E anche altre fogge molte; ho una tabella, gliela mando. Me l’ha data un amico
matematico.
— Uomo di senno, vedo.
— Uomo di senno ancora alquanto, benché in parte lasciato
appresso ad una donna
— una donna senza cuore
— chissà se ci pensa ancora
— chissà. Non ho mai compreso come il senno lasciato appo la
donna lo si ritrovi sulla luna.
— Lei ci crede dunque. Eppure Alessandro non ne fa cenno, mi
pare, e di certo non ne parla Cyrano. Ma forse lei continua a prestar fede a
quel suo Astolfo, che assai verisimilmente ci trovò artigli d’aquile, cicale
scoppiate e castella ruinate, e serpi con faccia di donzella (niente a che
vedere con le serpent qu’essaie toujours à s’échapper du corps de l’homme, di
che narra il più saggio Cyrano) e minestre versate… assai credibile davvero.
Non vorrei che tutto ciò avesse a che fare molto più banalmente e fisiologicamente
con questioni ormonali: la luna che funesta l’umore della femmina, e la rende
sommamente molesta all’uomo. Talvolta a sé medesima, anche se raramente lo
ammetterà. Propenderei pertanto per un’interpretazione lacaniana. Una a caso,
decida lei, tanto sono tutte vere. E tutte false. E tutte molto credibili
davvero.
— Lei non ci crede, vero?
— No, si vede? Credevo alle parole, e a talune cose. Gli
Sciti e gl’Indi e i regni nabatei. Indie busillis magnis plenae. Alle regole e
ai segni. Un’aurora boreale, durante l’assedio di Antiochia. Ora sono finiti i
presagi: troppa consapevolezza guasta il gioco: c’era un coniglio nel cappello,
l’ho visto… ora non c’è più, e poi era un topo grande… ma noi vogliamo giocare
ancora: facciamo finta che scappavamo da Anchorage, nella neve per 5 giorni, 1868
chilometri, meno quaranta, colle slitte coi cani? Vince chi arriva primo. Costruiamoci
storie apposta, per avere qualcosa da decifrare. Come il primo giorno di scuola,
come la settimana enigmistica, che poi però ti mostrano la pagina colle
soluzioni, la pagina del registro dei fatti, dove stanno le facce da grandi dei
bimbi di possibilità. Altri fiumi altri laghi altre campagne, vani disegni che
non han mai loco.
— Non ci crede più, vero?
— No, si
vede?
Come regalo di buon anno è fantastico, grazie.
RispondiEliminaCircuitazione a parte, ha inserito nel racconto ogni cosa e il fatto straordinario è che, al suo interno, tutti questi elementi hanno pure senso!
Non avevo mai pensato ai ripple marks come ossimori e alla caviglia come motore immobile: davvero affascinante. Come lo è il paragone tra il registro dei fatti e le soluzioni dell'enigmistica. Simpatica anche la precisazione "taluni". Insomma, questo racconto è meraviglioso.